venerdì 26 dicembre 2008

Cosa sennò?


Tanti Auguri!

mercoledì 17 dicembre 2008

Dinamite impura

Finalmente una serata davanti a un film, un bel film: Napoleon Dynamite. All'inizio sembra la storia del ragazzo, degli amici, della famiglia, della scuola, del paese più sfigati del mondo. Poi invece ci si trova di fronte alla descrizione di una provincia americana dal punto di vista di un ragazzo un po' lento, Napoleon, ma molto volenteroso e che non si fa fermare dalla sua condizione non proprio normale, almeno per i canoni della società. Evidente ossimoro tra il suo nome e il suo carattere.
A completare la situazione un po' di malinconia e tristezza che inquadrano il fallimento di alcuni personaggi apparentemente meno diversi.
La storia è raccontata molto bene dal regista Jared Hess, che riesce a non annoiare nonostante il ritmo tranquillo della narrazione.
Interessante anche la colonna sonora, che attinge anche al funk anni '70.




Io abbinerei la visione anche di Little Miss Sunshine di Jonathan Dayton e Valerie Faris.

giovedì 11 dicembre 2008

Piacere, Raymond

Solitamente per conoscere un personaggio ci si rivolge alle
(auto)biografie. Nell'ultimo libro in cui mi sono imbattuto ho trovato invece un'ottima alternativa: sto parlando di Per favore, non facciamo gli eroi di Raymond Carver. Questo volume raccoglie scritti giovanili e non fino ad ora inediti in raccolta, siano essi racconti, poesie, introduzioni, recensioni e perfino una meditazione e un saggio.

Procediamo con ordine, però. Nelle poesie e nei racconti, prodotti di un Carver giovane, troviamo un modo di scrivere diverso da quello della maturità ma che già lo lascia intravedere. La capacità narrativa di quest'uomo è somma, lascia sempre a bocca aperta.
Si passa poi alle introduzioni che Carver ha scritto per opere di altri, qui si vede l'entusiasmo di Carver per chi sa scrivere bene, senza invidia. In questa parte si capisce anche quali sono gli elementi importanti della narrazione, l'autore si sofferma spesso sul verbo commuovere (in inglese move): chi vuole scrivere qualcosa di interessante deve essere capace attraverso situazioni, personaggi ancorati alla realtà di muovere l'animo di chi legge.
Nella parte relativa alle recensioni, quanto detto sopra viene rafforzato. Inoltre chi ha intenzione di scrivere qualcosa trova utilissime indicazioni per migliorare il proprio lavoro.

In omaggio per chi legge la poesia che dà il nome alla raccolta e il sottotitolo al blog:

Per favore, non facciamo gli eroi

Zivago con i baffetti,
moglie
e figlio. Il suo sguardo di poeta
assiste a ogni sorta di sofferenza.
Le
sue mani di medico hanno parecchio da fare.
"Le pareti del suo cuore erano
sottili come carta",
dice il compagno-generale e quasi fratello Alec
Guinness
a Lara, che Zivago ha amato
e messa incinta.

Ma in quel
momento,
il complesso del locale di spogliarello
accanto al cinema
attacca a suonare.
Il sassofono sale sempre più in alto,
pretendendo la
nostra attenzione. Pure la batteria
e il contrabbasso si fanno sentire,
ma sono gli alti e bassi del sax
che ci svuotano della forza
di resistere.

Se mi posso permettere una definizione, Carver è un artista di professione.

Vi consiglio di leggere anche Puoi stare zitta, per favore?

Il prossimo libro di Carver che finirà nella mia borsa sarà Da dove sto chiamando, raccolta di suoi racconti da lui stesso selezionati.

Ulteriore pregio dei libri dell'autore americano è l'edizione Minimum Fax, in cui le poesie hanno il testo in lingua originale a fronte.

martedì 2 dicembre 2008

Dalla parte di sotto

Certe volte si prova una sensazione, si vorrebbero dire delle parole per raccontarla, si vorrebbero scrivere. Ma nella mente solo il vuoto.
E scopri che qualcuno le dice, le canta, le scrive per te.
Siamo dalla parte di Spessotto
Da appena nati dalla parte di sotto
Senza colletto, senza la scrima
Senza il riguardo delle bambine
Dalla parte di Spessotto
Il tè di ieri riscaldato alle otto
I compiti fatti in cucina
Nella luce bassa della sera prima
Dalla parte di Spessotto
Con la palla dentro il canotto
Col doppiofondo nella giacchetta
E col grembiule senza il fiocco
Timorati del domani, timorati dello sbocco…
siamo dalla parte di Spessotto!

Siamo la stirpe di Zoquastro
I perenni votati all’impiastro,
Sulla stufa asciuga l’inchiostro
Dei fogli caduti nel fosso salmastro
Dalla parte della colletta
Dell’acqua riusata nella vaschetta
Il telefono col lucchetto
E per natale niente bicicletta
Dalla parte di Spessotto
E se non funziona vuol dire che è rotto
Dalla parte del porcavacca
E se nn lo capisci allora lo spacchi!

L’oscurità
Come un gendarme già
Mi afferra l’anima
Attardati qui in mezzo alla via
Non siamo per Davide
Siamo per Golia!
Non per Davide e la sua scrima
Non per i primi anche alla dottrina,
con il tarlo dentro all’orecchio
La flanellosi che ci mangia a letto
Con i peccati da regolare
Le penitenze da sistemare
Sei anni e sei già perduto
E quando t’interrogano rimani mupo, MUPO!

Dalla parte di Spessotto
Che non la dicono non chiara
Che non la dico non vera
Che non la dico non sincera
Tieniti i guai nei salvadanai
Se resti zitto mai mentirai

Adamo Nobile, Carmine Quirico
Rocco Crocco e la banda Spessotto
Imboscati in fondo alla stiva
Negli ultimi banchi della fila
Abbagliati dalla balena
Nella pancia della falena
Clandestini sopra la schiena
Gettati al mare delle anime in pena
Evasi dal compito, evasi dall’ordine
Imbrandati sotto trastino
A giocarcela a nascondino
Di soppiatto allo sguardo divino
Il paradiso nostro è questo qua
Fuori dalla grazia
Fuori dal giardino
Fino alla notte che verrà
Non siamo più figli del cie-
Figli del cie-
Figli del cielo
Ma di quei farabutti di Adamo e di Eva

L’oscurità
Come un gendarme già
Mi afferra l’anima
Attardato qui in mezzo alla via
Già mi prende e mi porta…
Dalla parte di Spessotto
Dalla parte finita di sotto
Ma siamo tutti finiti per terra
Tutti a reggerci le budella
Gli ubriachi, i brutti, i dannati
Ma pure i sobri, i belli, i fortunati
E quando verrà il giorno che avrò il giudizio
Dirò da che parte ho intricato il mio vizio
Per che pena pagherò il dazio
In che risma sono dall’inizio
Da che zolla ho levato il mio canto
Da che pietra ho dato fuoco al pianto
Per che cielo ho sparso il mio botto
Non da Davide
Solo da Spessotto

Il paradiso nostro è questo qua
Fino alla notte che verrà
Non siamo più figli del cie-, figli del cie-
Figli del cielo
Non di Davide
Solo di Spessotto!!

Dalla parte di Spessotto - Vinicio Capossela - Ovunque proteggi - 2006
da www.viniciocapossela.com

giovedì 13 novembre 2008

Il Graal

(ANSA) - ROMA, 12 NOV - Mitch Mitchell, l'ex batterista negli anni '60 del leggendario gruppo di Jimi Hendrix, e' morto ieri nell'Oregon (Usa). Mitchell e' stato trovato senza vita ieri nella stanza di un albergo di Portland, aveva 62 anni. Lo ha reso noto il sito ufficiale di Jimi Hendrix; le cause del decesso sarebbero naturali. Mitchell, ultimo superstite del gruppo 'The Jimi Hendrix Experience' era a Portland per l'ultima tappa dell''Experience Hendrix', un tour di concerti in 18 citta' Usa.


Questa notizia triste mi dà l'occasione per scrivere qualcosa su una band che mi emoziona ad ogni ascolto come se non l'avessi mai sentita e come se fossi Indiana Jones di fronte al Sacro Graal.
Se n'è andato Mitch Mitchell, batterista della Jimi Hendrix Experience, il gruppo che nel '66 portò il chitarrista che gli dà il nome alla ribalta mondiale. Terzo componente il bassista Noel Redding.

Non sono uno storico della musica né un teorico, ma ciò che questi tre hanno sprigionato nella loro breve carriera insieme, terminata nel 1969 alla Royal Albert Hall di Londra, non ha paragoni; è un'energia visionaria e psichedelica che nel tempo non si è sbiadita. Qualcuno ritiene che Jimi Hendrix sia il miglior chitarrista di tutti i tempi: tecnicamente non so, ma espressivamente provate a dire il contrario. Anche grazie ai suoi due compagni di viaggio.

Sono tre i dischi che non possono mancare sullo scaffale:
Are you experienced?
Axis: Bold as love
Electric Ladyland
Mi spiego: non possono mancare nella collezione di chiunque, non solo di amanti del rock 'n roll e musicofili, dovete avere in mente e nelle orecchie questo suono e di conseguenza quello che si sente oggi inizierà a perdere quell'aura che case discografiche, heavy rotation e promozione gli danno, si sbuccerà come una cipolla e inizierà a farvi piangere.

Ciò per dire addio a Mitch Mitchell e per diventare un po' malinconici.

venerdì 31 ottobre 2008

Da due soldi

Durante questo periodo di latitanza, mi sono ascoltato un po' di musica con l'intento di pubblicare un bell'articolo organico su parecchi album punk che mi sono passati nelle orecchie. Ovviamente non sono riuscito a completare la missione, quindi ho deciso di focalizzare su un gruppo californiano: i Social Distortion. Trovati su 24'000 Dischi, in versione cartacea, mi sono buttato su i due dischi meglio valutati.
Il primo album,
Mommy's little monster (1983), fa sentire la vera anima del punk, anche se arriva qualche anno dopo la nascita del movimento, con suoni asciutti e senza fronzoli, chitarre metalliche, ritmo veloce e il carattere californiano che nel genere è la ciliegina sulla torta.

Sono poi saltato a White light, white heat, white trash (1996), che è stato pubblicato dopo varie peripezie della band fatte di scioglimenti, riunioni e cambi di componenti. Stavolta ci troviamo di fronte a suoni un po' più strutturati, senza snaturare l'anima della band. Diciamo che qui richiamano vagamente gli ultimi Bad Religion.

Da due soldi, letteralmente questa è la traduzione in italiano di punk, stavolta spesi bene.

Prossimamente qualcosa sui
Clash, un sogno?

mercoledì 22 ottobre 2008

Ernesto o Guido?

Dopo aver proposto La Bottega del Caffè di Carlo Goldoni, anche in collaborazione con le Pupille Gustative, la compagnia FuoriScena si cimenta questa volta con Oscar Wilde.
Una compagnia giovane, ma che ha già al suo attivo numerosi spettacoli: aspettatevi un classico proposto con grande qualità, approccio fresco e moderno da un gruppo teatrale che non tradisce mai.

In bocca al lupo a Guido per la sua prima esperienza da regista. Ronconi inizia a tremare.

Anche volendo, con loro non si può essere cattivi.


venerdì 12 settembre 2008

martedì 9 settembre 2008

Teppista

Ho finito di leggere Dago Red di John Fante. Qualche tempo fa avevo anticipato che avrei detto qualcosa su questo libro, è passato più tempo di quanto pensassi, ma qualche impressione mi è rimasta in mente.
Questo libro formalmente è composto da racconti, ma questi sono legati in maniera così forte che potrebbe essere un romanzo: la famiglia, i luoghi, l'ambiente, la società che vengono raccontati sono gli stessi. Il protagonista, Jimmy, è sempre lui, da bambino, da adolescente e da adulto, con la sua cultura cattolica distorta che fa sempre da sfondo alle sue azioni, la fede vista come assicurazione per evitare di finire all'inferno con gli strumenti del caso: confessione, partecipazione alla messa, essere chierichetto.
Ma sopra a ciò camminano le scarpe rotte di un piccolo teppista, a momenti cattivissimo, che rubacchia nei negozi del paese e che è pronto a farla pagare a suon di cazzotti al primo che osa mettersi in mezzo al suo cammino, salvo poi pentirsi, perché la coscienza si fa sentire sì forte ma per piccolissimi periodi.

L'ambiente che circonda Jimmy è composto dai suoi genitori, che vivono un rapporto consumato e caratterizzato dalla perenne malinconia della madre e dall'arroganza del padre; ci sono anche due fratelli e una sorella, tutti più piccoli: amore e odio.
Ha grande peso in tutto questo la condizione di immigrati italiani di seconda generazione in America di tutti i protagonisti, a volte ghettizzati.

In questa sequenza di racconti c'è tutta l'evoluzione del protagonista, di cui affiorano di volta in volta particolari che riportano al suo passato squilibrato.

Segnalo il racconto Una moglie per Dino Rossi, che rende l'idea di tutta la raccolta.


Se vi piace leggete anche:

Chiedi alla polvere
La strada per Los Angeles

venerdì 29 agosto 2008

Shakerare con decisione

10€ + prevendita, la serata di ieri li vale tutti. Ma in questo caso proprio non è un discorso di soldi: sul palco non ci sono superstar patinate, ma vulcani in eruzione.

Per dare un'immagine istantanea di quello che c'era sul palco: prendete un frontman baffuto tarantolato, un violinista vestito alla easyrider, un fisarmonicista virtuoso, un bassista enorme, due ballerine-percussioniste che saltano come grilli, un chitarrista e un batterista di basso profilo ma di indubbio valore, non aggiungete ghiaccio ma punk, storie di migranti, ritmi zigani e balcanici, abbondante energia. Avete tutto? Bene, adesso shakerate con decisione, versate e gustatevi questo cocktail: i Gogol Bordello.

Sono saliti sul palco con un'ora di ritardo, dopo che dieci minuti prima era stato chiamato al microfono un tecnico del mixer e si era temuto il peggio. Il pubblico, spazientito per il ritardo, ha subito cambiato atteggiamento appena hanno iniziato a suonare, saltavano tutti.
Un'ora e venti di gyspy punk, così definito dai protagonisti, tutta filata senza pausa, condotti da Eugene Hütz e dalla sua chitarra acustica che sembrava avere le corde di fil di ferro. Grande coreografia portata anche dagli altri elementi del gruppo, soprattutto dal violinista Sergei Riabtsev, non particolarmente giovane ma molto energico, e dal fisarmonicista Yuri Lemeshev.
Dopo la prima metà del concerto sono comparse anche due ragazze ben poco vestite che hanno ballato, fatto le coriste, provocato il pubblico e suonato grancassa e piatti: un bell'impatto sullo spettacolo.
Naturalmente richiamati al bis, hanno proposto un'altra mezz'ora di ritmi zigani, balcanici, ucraini, punk.
Finito il bis scendono dal palco e risalgono per l'ultimo respiro: Mala Vida.

Gran concerto, l'impressione è stata subito quella di trovarsi davanti a un gruppo unico che propone qualcosa difficile da trovare altrove.

Tutti i loro dischi mi piacciono, ma vi consiglio il penultimo album: Gypsy Punks: Underdog World Strike.
Se vi piacciono ascoltate anche:
Kocani Orkestar
Circo Abusivo (hanno aperto il concerto di ieri)


foto by Kinto

giovedì 21 agosto 2008

Quale motivo?

In un mese d'agosto che non ha concesso ferie, mi è venuto in mente Gianni Livore. In certi momenti di stanchezza non si riesce ad esprimere la cattiveria necessaria per passare sopra agli inconvenienti e ai deficienti, buttando fuori il nervosismo anche in un monologo spietato recitato in auto e condito da fantasioso turpiloquio. Per cui si finisce per immagazzinare tutto lo stress e trovarsi a fine giornata ed avere la testa che gira e a somatizzare lo stress, trasformandosi per qualche momento in questo personaggio.


mercoledì 20 agosto 2008

Tensione

Stanchezza, insofferenza, spossatezza, voglia sotto le scarpe, iniziativa pressoché assente. Il miglior nido dove la cattiveria ignorante può alimentarsi e crescere prepotente.
Amico che parcheggi la macchina a cavallo della riga bianca sottraendomi l'ultimo spazio della zona, gentile anziana che viaggi sul tuo trabiccolo a 30 all'ora quando sono in ritardo, esimio cliente che entri in ufficio cinque minuti dopo l'orario di chiusura cercando un'offerta che non esiste e uomo sul suv che trovi nel clacson il migliore mezzo di comunicazione avete rotto le palle.

Un monito migliore per voi scassamaroni non potevo trovarlo altrove, se non nella scena che segue.
Iniziate a tremare.


venerdì 8 agosto 2008

JoBlando

La maggior parte dei blog in questo periodo fa una sosta dovuta a viaggi, ferie e prolungati momenti di relax. Solo JoBander è costretto a rallentare il ritmo di pubblicazione a causa di sopraggiunti impegni lavorativi.

Agosto vacanze mie non vi conosco.

Però intanto programmo qualche post: prossimamente le impressioni su Dago Red di John Fante, che mi sta accompagnando nei quotidiani viaggi in treno oppresso dall'afa.

Vista l'attività ridotta, passo temporaneamente all'appellativo di JoBlando.

venerdì 1 agosto 2008

Metallo pesante

Quegli anfibi neri che sembrano usciti da Full Metal Jacket urlano: "Metallo pesante". Coprono la gamba fino a metà polpaccio, ma sono allacciati solo fino alla caviglia, piccola concessione al raffreddamento dei tessuti.
Sotto al ginocchio arrivano dei leggings neri coperti da una mini gonna verde acido semi trasparente, glam metal.
Una camicia nera a maniche corte sostiene gli Slipknot e ricorda il taglio tipico delle divise da bowling americane, nu metal.
Scorre il metallo nelle vene, circola in tutto il corpo dalla punta delle dita dei piedi fino all'ultimo capello, corvino. Non si può contenere, esplode in un piercing sulla lingua, uno al naso e uno all'orecchio, dove l'elettricità del rock più potente arriva attraverso un filo collegato alla ciliegina sulla torta: l'iPod nero. Elegante, segno di stile, minimal. Dietro è cromato, a specchio: il rossetto rosso fuoco su fondo pallido è perfetto, doom metal.

"If the music is too loud, you are too old" - Ted Nugent

lunedì 21 luglio 2008

Oggi

E' lunedì
inizia la settimana
e io vorrei solo dormire.

Tutta la settimana.

mercoledì 16 luglio 2008

Capita

Capita che qualche mese dopo essere entrati in contatto con il piccolo mondo della musica balcanica, fatto di orchestrine e personaggi pittoreschi, si riesca finalmente a sentire una fanfara dell'est dal vivo al Lario Estival. Peccato che la pioggia abbia relegato tutto in un piccolo teatro di Erba, ma la sostanza non è cambiata.
Capita che entrino sul palco sette uomini dai lineamenti slavi, che della rock star hanno poco. Pance ben sporgenti e tese, qualche baffo
similturco, camicia a maniche corte e pantalone elegante grigio o nero.
Capita che due trombe, due tube, un sassofono, un tamburo e una cassa con piattino annesso riempiano lo spazio sonoro in un modo che gruppi
fighetti come i Coldplay si sognano.
Capita che davanti ad una scenografia
inestistente, si crei un grande spettacolo.
Un'ora di musica da saltar sulla sedia, davanti ad un gruppo di persone che trovano nella musica la situazione più normale, schivi come nella vita quotidiana, ma capaci di far vibrare il sangue di chi li ascolta.
Grande
Kocani Orkestar.














Capita anche che il direttore artistico della manifestazione, tale Van De Sfroos, decida di mettere a cornice della serata due comici di poco talento e tanta voglia di mostrarsi, che rompono le palle e fanno le stesse battute da anni. Non hanno nemmeno capito che lo spettacolo erano i musicisti e non le loro patetiche performance.

Ritorno

Ricomincia l'avventura di JoBander dopo un periodo di interruzione.
Il discorso non riprende esattamente da dove era stato lasciato, ma non abbiamo dimenticato proprio tutto.