sabato 15 agosto 2009

lunedì 3 agosto 2009

Don't fly me to the moon

Con i canonici 15 giorni di ritardo che spettano agli argomenti di attualità su questo blog, oggi si parla di allunaggio e di tutto il relativo indotto in occasione del 40° anniversario dall'impresa (?) dell'Apollo 11. Improvvisamente giornali, tv, internet si sono riempiti di storie e racconti su quel 20 luglio '69; sulla possibile regia di Stanley Kubrick, sul dualismo Aldrin-Armstrong, sulle tute spaziali, sulle mutande indossate nello spazio e sulle pappette in tubetto che hanno reso le missioni ancora più eroiche.
Bene, tutta questa tiritera sullo spazio e addirittura sull'estensione delle spedizioni su Marte ha rotto le palle. Mi ha rotto le palle.
Trovo gli investimenti faraonici per finanziare la conoscenza di altri pianeti e satelliti totalmente inutile, soprattutto perché mi dà l'impressione che si stiano cercando vie di fuga dalla Terra ormai ridotta maluccio invece di spendere quei soldi per migliorare la situazione quaggiù. Come dire un padrenostro per la pace nel mondo, uscire di casa e accoltellare il vicino.

La Luna però, vista coi piedi per terra, esercita comunque un grande fascino, che tutta questa ricerca scientifica rischia di attenuare. Invece che ad un'astronave, il nostro satellitino mi fa pensare a Mont Saint-Michel, alle bollicine del vino, al moonwalk (pace all'anima sua) e al prisma floydiano.

Ringrazio per lo stimolo a scrivere questo articolo la rivista Wired, che dedica i 2 terzi del numero di luglio all'argomento lunar-spaziale. Sinceramente ho trovato più interessante la pagina sui trapani a batteria (pag. 154 - n°5 - luglio 2009).