giovedì 29 gennaio 2009

Bassomondo

Per chi ama Benni, ma è un po' meno ottimista e ha una visione del mondo più agrodolce, questo può essere il libro giusto.

Ermanno Cavazzoni nasconde dietro a qualche risatina amara un mondo basso (anche geograficamente), infame e che non dà possibilità di riscatto, ma solo un piccolo spiraglio per la fuga destinato a pochissimi. Qui la truffa è all'ordine del giorno e forse è anche l'unica forma d'arte possibile, i rapporti umani sono annullati, il lavoro non esiste ed è sostituito con il teppismo, che è tanto sistematico da essere quasi professionale. Non si accenna nemmeno al benessere, sia economico che non, in vite ben al di sotto della mediocrità.

Non c'è niente da ridere, direte. E invece dalla caratterizzazione di personaggi surreali, da situazioni alquanto improbabili gli spunti per ridere si trovano, anche se a denti stretti.

Dal Bassomondo si vede l'altopiano della vita normale, in cui i diseredati abitanti pensano abitino le divinità che li hanno creati solo per deriderli e divertirsi alle loro spalle. Nasce allora una religione al contrario, dove la bestemmia e lo scherno degli "dei" è la preghiera, dove un asceta di nome Zio Macario tutte le mattine sale sul proprio balcone e si cala le braghe, si mette a quattro zampe, china la testa tra le mani e indirizza il culo allo sguardo dei presunti creatori, la sera scende e si ritira senza proferire parola. Subito i seguaci si moltiplicano.
In questa penuria umana basta dirsi ingegneri, amministratori, sindaci, parenti per esserlo (truffando).
Qui gli obesi sono la comunità da temere di più, attenti se passate in via Monro, mangiano gatti e sottolineano le loro incomprensibili espressioni con sonanti peti.

Come dicevamo, la via d'uscita c'è, difficile da trovare e molto selettiva; forse però è nel peggio che si riesce a vivere meglio, conta la nostra attitudine.


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