mercoledì 2 febbraio 2011

Teletrasporto

I poteri di teletrasporto del non-eroe Jobander hanno agevolato il cambiamento. Da qualche giorno potete trovarmi qui.



Questo blog sarà per me un bell'archivio da spulciare ogni tanto, spero anche per voi.

martedì 19 gennaio 2010

It's a hard life

Mi sono affezionato. Sì, ma senza troppa tenerezza, a questo alter ego di John Fante che sotto diversi nomi si ripresenta nella sua opera. D'altronde un personaggio così equivoco non può piacere fino in fondo, almeno a parer mio.
Ho letto quattro libri di Fante, ma chiaramente solo dopo l'ultimo mi sono documentato seriamente sulla sequenza cronologica in cui sono stati scritti, per cui conosco la storia di Arturo Bandini (protagonista di quattro romanzi) a metà e in ordine inverso, conosco una decina di racconti e per ultimo mi sono avvicinato a La confraternita dell'uva.
Nonostante tutto, questo saltabeccare mi ha rese più chiare le caratteristiche dei personaggi e delle vicende che vengono fatte vivere loro da John Fante e che egli ripropone spesso, seppure coniugate in modo diverso a seconda delle situazioni.

Dal generale al particolare: ne La confraternita dell'uva c'è un protagonista autobiografico, che, allontanatosi da tempo dalla sua città natale, si trova costretto a tornare in visita alla sua famiglia a causa di problemi tra i genitori. In realtà la questione viene gonfiata, ma un volta arrivato a contatto con le sue origini Henry Molise è costretto a conviverci per un breve periodo. Quanto basta per far capire a chi legge i limiti del padre (membro di una confraternita dedita alla sbronza) e dei rapporti che intercorrono tra i membri della famiglia che appare sfaldata e senza motivate speranze di rinsaldarsi, per pensare di aver capito il protagonista, per assaggiare il mondo degli emigrati italiani di seconda generazione e per rendersi conto della sostanziale pochezza della vita.

In fondo John Fante si caratterizza, secondo me, per la proposta di trame e personaggi sempre saldamente legati alla realtà e costretti a tenere piedi per terra, per un pessimismo di fondo in cui anche ciò che sembra andare bene finisce male; sono solo alcuni piccoli elementi di redenzione a rendere la fine meno amara.

Finita l'analisi: mi è piaciuto, mi piace Fante. Per capire cosa significa volare, serve anche camminare tra la polvere.

giovedì 24 dicembre 2009

venerdì 11 dicembre 2009

Il cuore è uno zingaro e va.

Anzi, il cuore è una zingara e va.

Grazie al mio amico Wido, che con prontezza di riflessi e colpo di culo senza precedenti e attirandosi le maledizioni di migliaia di sottoitrentanni, è riuscito ad accaparrarsi i biglietti, settimana scorsa ho partecipato all'anteprima per i giovani della stagione del Teatro alla Scala di Milano.
Bello incravattato con cappotto color caffè, accompagnato da un dama degna di nota, mi sono accomodato 20 secondi prima delle 18.00 del 4 dicembre nella seconda fila della prima galleria del teatro più maestosamente bello che abbia mai visto.
Suona l'inno di Mameli che sembra bello eseguito dalla Filarmonica della Scala e diretto da Daniel Barenboim.

Fine intro.

Subito immerso in un mondo nuovo e coinvolgentissimo, seguo l'inizio della Carmen di Bizet come non mi sarei mai aspettato: con ammirazione e stupore. Così resto fino alla fine.
Ovviamente non so commentare la prestazione dell'Orchestra e del direttore che comunque mi sono piaciuti moltissimo, invece qualcosa posso dire sulla regia di Emma Dante: moderna, eccessiva solo in qualche sporadico passaggio, ricchissima di movimento e personaggi, geometrica, sensuale; d'altronde un'opera come questa trasmette sensualità in un modo che il cinema scosciato si sogna.
L'opera è stata dinamica e piacevole da seguire, anche se cantata in francese gli schermini sui sedili hanno aiutato alla grande a seguire il libretto.
La Carmen georgiana (Anita Rachvelishvili) si è meritata tutti gli applausi finali, perfetta zingara amante imprendibile, a maggior ragione per la sua età: 25 anni.

Penso sia tutto. Non è tutto. Non è niente. Un post-puzzle mille pezzi che vi toccherà ordinare da voi.

Ringraziamo per l'ispirazione Nicola Di Bari in collaborazione con Nada, anno 1971.

Non posso resistere (anche se in ucraino):


martedì 17 novembre 2009

Due parole veloci su una storia veloce

Già dalla copertina San Isidro Fùtbol invoglia ad aprirlo, se poi come il mio ha qualche anno, con le pagine ingiallite e l'odore che tanto piace ai topi di biblioteca, allora ci si tuffa volentieri.
Non mi piace troppo informarmi sui libri che scelgo, infatti mi aspettavo tutt'altra storia. La sorpresa però è stata molto positiva: ambientazione polverosa in un piccolo paese latinoamericano, personaggi delineati in poche righe ma con un carattere interessante, trama varia e veloce calata in una narrazione compassata. Anche questa volta Cacucci dimostra una grande capacità di raccontare che fa desiderare di sentire la storia dalla viva voce davanti ad un bicchierino (di mezcal in questo caso).

Non mi sento ora di mettere in fila gli eventi che si susseguono, non vorrei rovinare la sorpresa, visto che si arriva subito al dunque. Sappiate solo che il fùtbol c'entra, ma poco, molteplici situazioni dipenderanno invece da un concime bianco miracoloso.

Un bel canovaccio di sceneggiatura ho pensato, con solo 14 anni di ritardo: il film Viva San Isidro è del 1995. Qualcuno l'ha visto? Commenti?
Io l'ho perso, cercherò di rimediare nonostante la carenza di cinema riscontrata nelle ultime analisi.

Il libro perfetto per ricominciare a leggere dopo un periodo di pigra astinenza, per ritrovare il gusto di girare le pagine alla ricerca di...



Di Pino Cacucci consigliato anche Ribelli!

martedì 10 novembre 2009

Elogio del nulla

In un momento in cui cerco di produrre qualcosa che abbia dei frutti nel futuro facendo una discreta fatica, mi trovo a complimentarmi con chi prova ad ammaliare le orecchie di poveri autoradioascoltatori fornendo badilate di nulla. Avrei pensato, come paragone, al "Nulla che avanza" de La storia infinita, ai deserti che incombono cancellando piano piano terreni rigogliosi, al vuoto cosmico che (non) si trova tra le galassie; ma è già troppo, ciò che segue è una lista di niente, di non tutto, che fornisce un vuoto talmente vuoto che imbarazza chi tenta di descriverlo.

Carmen Consoli - Non molto lontano da qui
Samuele Bersani - Un periodo pieno di sorprese
Kings of Convenience - Mrs. Cold
Emiliana Torrini - Me and Armini

Eh niente, giusto per dirvelo.

martedì 3 novembre 2009

Tremore alle gambe

Impossibile arrivare puntuali, come chi legge questo blog sa già. C'è una specie di delay tra gli eventi e i commenti che possono seguire qui. Questa volta si tratta di halloween, della paura, delle paure. Pensando al vestito per una festa che poi ho saltato con certificato medico, mi sono venute in mente cose/persone che mi fanno paura, con il sorriso sulle labbra o a denti stretti con goccia di sudore freddo che scorre lungo la fronte:

i cross Oddo, la Lega quando si mobilita per difendere la cultura, i tipi assurdi che vanno in televisione vestiti da cuochi, non imparare abbastanza dai miei prima che sia troppo tardi, Ignazio La Russa, non rivedere più NY e Londra, incontrare Benjamin Eze di sera in un vicolo, Giusy Ferreri che canta una canzone di Rino Gaetano, l'implosione del Paese che ci ospita, la caduta dei capelli, pensare di essere elegante e sembrare un damerino, che quest'anno nevichi poco, le basette asimmetriche, un tipo grosso che senza motivo decide di menarmi, che tutto cambi troppo in fretta per me, non far più ridere.

Poi però la lista è diventata troppo lunga e la paura poteva diventare tristezza; per cui mi fermo qui, che già la noia inizia a farsi sentire. Anche se annoiarsi non mi fa paura.

Stavo per dimenticarmi queste ultime cose:
la tramutazione dell'acqua in sangue, l'invasione delle rane, l'invasione delle zanzare, l'invasione dei mosconi, la moria del bestiame, le ulcere su animali e uomini, la grandine, l'invasione di cavallette, le tenebre e la morte dei primogeniti; anche se per queste sarà disponibile un vaccino tra pochi mesi, che verrà somministrato inizialmente ai soggetti che lavorano in ambiente a rischio, successivamente ad anziani e bambini, infine al resto della popolazione.

Siete gentilmente pregati di completare la lista a piacimento.