venerdì 6 febbraio 2009

Scolpiti nella roccia

Mount Rushmore, Keystone, South Dakota. In linea d'aria distante circa 7120 km dal posto dove nasce tutto. Sì, tutto, magari anche con la T maiuscola. Perché un buon metodo per capire se si è davanti ad un capolavoro è porsi questa domanda: "Qui cosa manca?". Se la risposta è "Niente" allora siete stati fortunati o bravi nella scelta. Certo, va bene per gente poco preparata e dalla cultura sommaria come me.

La prova è questa: Deep Purple - In rock, 1970.
7 tracce di una potenza inaudita. Speed King incalza e ci fa subito capire dove ci stiamo addentrando. Bloodsucker conferma le impressioni, con più sostanza: parliamo di hard rock. Child in time ha una connotazione nettamente progressive: gorgheggi e hammond quasi gotici, poi esplode in un grande assolo dopo un intermezzo scandito che mette sull'attenti. Giusto a metà della scaletta, un hard rock solare, U.S.A. sulle bianche scogliere di Dover con Flight of the rat. Ritorno a sonorità un po' cupe, ma alternate a dei riff più aperti, una boccata d'aria per chi si trova Into the fire. Ancora un sapore progressive con Living wreck, dove l'hammond ruggisce. Hard lovin' man è la giusta prova per chi ritiene che qualche ispirazione all'heavy metal l'abbiano data anche loro. Terminato l'ascolto avete trovato del blues nel disco? Anch'io e altri milioni di ascoltatori.

Sono rimasto così impressionato che ho letto i testi: molto attaccati alla realtà, alle forze e alle debolezze dell'uomo, con un picco di ironia e comicità in Living Wreck - la carcassa vivente.

Hard rock puro, che pompa il sangue nelle vene al doppio della velocità. Pressione che sale, gli occhi fanno di tutto per uscire dalle orbite e il mimo degli assoli di chitarra è inevitabile con tanto di capelli sventolati a destra e a manca per chi se lo può permettere, in qualsiasi luogo ci si trovi.

La carriera discografica dei Deep Purple inizia nel 1968, due anni dopo una svolta che con questo disco li rende immortali e che fa svoltare anche il rock 'n roll.
Per tornare dove eravamo partiti, non so quali presidenti siano scolpiti sul monte Rushmore, ma se ci fossero Ian Gillan, Ian Paice, Ritchie Blackmore, Roger Glover e Jon Lord non ci sarebbe niente da ridire.





Qualche risposta alle domande che vi sono sorte durante la lettura:
1. "Sì, sono un ignorantone".
2. "No, non ho ascoltato In rock per la prima volta ieri".
3. "Certo, mi impegnerò a leggere tutti i testi da oggi in poi, grazie".

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